
"Dopo tante polemiche e troppe incomprensioni sul mondo che circonda il Tempio di Shaolin 少林寺, veniamo spinti dal nostro amore per la tradizione, a pubblicare alcune importanti interviste ai monaci guerrieri che hanno presieduto il Tempio fino all’apertura turistica al pubblico.
Sarebbero tanti gli argomenti da chiarire, perché Shaolin, da quando ha aperto le sue porte nel 1978 si è trasformato in un prodotto da marketing e molte cose al suo interno sono cambiate. Oggigiorno rimane un bellissimo tempio da visitare, magari nel freddo inverno, dove le masse di turisti si dileguano per lasciar spazio al silenzio delle montagne sacre (Songshan).
Chi spera di trovare dell'autentico dovrà faticare molto, non è tutto oro quello che luccica nel Tempio Buddhista più famoso del mondo.
La morte dell’Abate del Tempio Su Xin, ha rappresentato un era, una passo senza ritorno che ha spinto all’esilio molti monaci delle ultime due generazioni. Sono pochi oramai i veri monaci che vi ci abitano portando avanti la sua mitologica cultura, rendiamogli sempre omaggio e proteggiamo questo patrimonio dal tesoro inestimabile.
Il materiale che forniamo è stato tutto pubblicato su riviste appartenenti alla “Budo International Publishing”. Il nostro compito è stato solo quello di renderle disponibili anche per chi non ne fosse a conoscenza o per chi avesse perso queste edizioni. "
Francesco Parretti
Shin Wan Heng

Il Maestro Wan Heng spicca nel tempio per la sua disponibilità,sprizzando bontà da ogni poro. A 78 anni è il solo monaco così anziano che continui a praticare e tutti quanti lo conoscono come “l’anziano monaco flessibile”. Attualmente il suo impegno è quello di predicare fra i suoi fratelli i sacri insegnamenti e di occuparsi della biblioteca del monastero. Shin Wan Heng oggigiorno è la persona più impegnata nella lotta per i diritti del monastero di fronte al governo centrale della Cina.
Budo International: Lei è un uomo conosciuto dentro e fuori dal tempio per il fatto di essere la persona di maggiore età che continua a praticare. Ma qual è il suo stile preferito?
Shin Wan Heng: Bhè, l’età comincia a pesare. Pratico soltanto qi gong a livello terapeutico, per mantenere il corpo in forma ed allungamento per lavorare sull’elasticità.
B.I: Lei ha, come gli altri, un orario di allenamento prestabilito o per lei la norma è meno rigida?
S.W.H: Come gli altri anch’io mi devo adattare ad un orario e a una disciplina. Ma i miei impegni nel tempio richiedono molto tempo, quindi mi adatto all’orario generale, con un allenamento logicamente diverso da quello degli altri: è meno duro e ha un ritmo diverso.
B.I: Dunque lei si allena con il gruppo?
S.W.H: Diciamo che usiamo la stessa sala. Io faccio un po’ per conto mio, mi allena in quello che mi va, a questa età non posso esigere ogni giorno dal mio corpo un esercizio particolare. Tuttavia non ho l’intenzione di abbandonare, finché il mio corpo non me lo chiederà. E in quel momento (solleva le sopracciglia ed accende i suoi occhi vispi), vedremo cosa fare.
B.I: Vivendo da così tanti anni nel tempio, è stato protagonista di molti cambiamenti?
S.W.H: Riguardo all’arte marziale non tanti, ma nei confronti della religione le cose sono cambiate parecchio. Nelle arti marziali lo stile è sempre quello originario, ma abbiamo deciso di oltrepassare le mura del tempio e vedere cosa succede fuori. Inoltre abbiamo studiato per anni altre Arti per realizzare un paragone. Lo Shaolin è inquieto, non è ingabbiato, esce fuori, fa ricerca e studia l’evoluzione e la diffusione delle arti marziali in altri Paesi. Bisogna sapere cosa vi è fuori anziché coprirsi gli occhi.
B.I: Quindi avete accolto nel vostro stile elementi provenienti da altri?
S.W.H: L’arte Shaolin è divisa in oltre 300 stili, il che rende non necessario il fatto di adottare elementi di altre arti. La nostra ricerca ci ha fatto scoprire che sono state le altre arti ad adottare lo Shaolin, cambiando solo il nome. Tenga presente che Shaolin è la madre di tutte le arti. La cosa logica quindi è pensare che sono stati gli altri a trasformarsi.
B.I: E nei confronti della religione, quali sono stati i cambiamenti?
S.W.H: A dire la verità non è che ci siano stati variazioni. Quello che succede è che il governo sta tentando di realizzare qualche riforma e questo provoca confusione all’interno del tempio, in alcuni monaci. Ma stiamo creando un’associazione per chiarire una situazione che si è venuta a definire nella creazione di due gruppi, un gruppo a favore della riforma e un altro contrario. (A questo punto il Maestro prega di non fargli domande troppo rischiose e di concentrarci sul campo delle arti marziali)
B.I: Torniamo di nuovo alle arti marziali: in che misura il kung fu praticato in passato nel tempio era diverso da quello di oggi?
S.W.H: Il kung fu dei monaci e la forma di praticarlo è sempre la stessa. Il solo cambiamento è l’adozione del Wushu da parte delle scuole che circondano il tempio, il che ha consentito ad alcuni monaci giovani di praticarlo in una maniera più appariscente.
B.I: E’ difficile insegnare ai più giovani?
S.W.H: In Cina, come in occidente, le generazioni dei giovani cambiano. Insegnare a questa nuova generazione è più difficile. Ma la cosa che ci preoccupa di più è la perdita del kung fu, poiché i giovani arrivano spesso con certe idee un po’ strane. Quindi una delle misure da adottare è quella di non mostrargli il vero stile, finché non saranno sicuri di loro stessi. Questo è l’unico modo di proteggere forme di lotta millenarie.
B.I: E allora cosa insegnate ai giovani?
S.W.H: Praticamente gli mostriamo le forme corte dello stile. E se vogliono approfondirle, ne discutiamo e prendiamo una decisione.
B.I.: Quali sono le differenze esistenti fra il Wushu e il Kung Fu?
S.W.H.: Tante. Il Kung Fu è l’Arte Marziale per eccellenza. Sarebbe difficile definire il Kung Fu in una sola intervista. Il Wushu in cambio è un’espressione moderna destinata ai più giovani. E’ formata da acrobazie che aumentano di difficoltà ogni quattro anni. E’ uno sport creato per essere introdotto ai Giochi Olimpici, in base a posizioni estetiche tratte dalle Arti Marziali e a un’impostazione agonistica.
B.I.: Da ciò possiamo derivare che l’interesse dei giovani nei confronti del Wushu è sempre maggiore?
S.W.H.: Non proprio. Nelle dimostrazioni le Arti Marziali non sono molto spettacolari per il pubblico. Tanto che alcuni artisti hanno iniziato ad includere dei movimenti acrobatici del Wushu per ottenere l’applauso. Alcuni giovani mirano a diventare attori cinematografici o hanno come punto di riferimento la spettacolarità del cinema d’azione. Perciò adottano alcuni elementi del Wushu più spettacolari, per focalizzare l’attenzione di tutti. Maggiore è la difficoltà nel salto, più applausi si ricevono. Ma questo non c’entra niente con il Kung Fu, bisognerebbe metterlo da parte completamente.
B.I.: Come mai lo Shaolin tradizionale non è più diffuso?
S.W.H.: E’ una domanda difficile a cui rispondere, poiché non esiste un solo motivo. Il Kung Fu di Shaolin richiede delle condizioni fisiche di flessibilità e coraggio, e non solo. Richiede anche una resistenza psicologica molto forte, un sacrificio che solo alcuni sono in grado di realizzare.
B.I.: Il Kung Fu di Shaolin è destinato quindi ad una minoranza privilegiata?
S.W.H.: Assolutamente no. Non vi è una limitazione. Il Kung Fu di Shaolin possiede diverse forme, diversi stili che si possono adattare ad ogni persona. Solo le forme elevate sono un ostacolo, poiché ogni persona ha delle capacità diverse. Non vi sono due persone uguali. Le forme più antiche si conservano in segreto e vengono tramandate fra i monaci in linea con la tradizione.
Shi Su Xin

Si chiamava Shi Su Xin, aveva 72 anni all’epoca di questa intervista. Ammalato, le gambe paralizzate e le braccia prive di sensibilità, il suo mezzo di trasporto era una sedia a rotelle spinta da uno dei suoi discepoli. Un’intervista realizzata all’interno delle camere private del Maestro e forse una delle ultime da lui stesso autorizzate, a causa del delicatissimo stato della sua salute. Il Gran Maestro ha sempre combattuto il “governo centrale” per il vergognoso modo con cui ha sfruttato i monaci di Shaolin. L’anziano Shi Su Xin non ha potuto parlare di tutto questo, ma dietro al suo silenzio si sentiva una voce che chiedeva aiuto e solidarietà.
Budo International: Maestro Su Xin, da quanto tempo abita nel Tempio?
Maestro Su Xin: Entteai nel Tempio all’età di 6 anni. Ora ne ho 72 e sono l’abate.
B.I: E’ quasi un secolo di vita nel Tempio.
M.S: Oramai non ricordo niente che non sia Shaolin, ho passato qui tutta la mia vita. E l’ho conosciuto in varie tappe: gli albori, l’auge, lo splendore. E ora questo momento di cambiamento. Ho conosciuto molti monaci, molte vite.
B.I: Ha conosciuto la guerra nel Tempio, la distruzione?
M.S: Come tantissimi altri avvenimenti storici, anche questo è stato falsato. Intorno al 1936, con le invasioni e i diversi problemi politici, noi monaci dovevamo stare attenti come qualsiasi altro cittadino. Il Tempio, come il resto dei monumenti storici o edifici che rivestano un particolare interesse culturale, in tempo di guerra costituiscono un chiaro bersaglio. Nell’arco della sua storia il Tempio ha subito parecchi saccheggi, come tutte le chiese in periodo di occupazione bellica. Ma non è mai stato distrutto. Solo alcuni muri hanno subito dei danni, muri che sono stati poi
ricostruiti. La cosa più grave è stata probabilmente l’incendio della grande biblioteca, con perdite irrecuperabili di volumi unici.
(Il Maestro Su Xin inizia un lungo silenzio. Silenzio interpretato subito dal discepolo che lo accompagna che esce fuori per tornare con il vassoio del tè).
B.I: E come ha vissuto quell’epoca?
M.S: E’ stata un’epoca dura. In quel tempo, molti soldati si recavano al tempio e ci costringevano ad allontanarci, rifugiandoci dentro le case in paese. Tuttavia il tempio, contrariamente a quanto è stato detto, non è mai stato abbandonato. Alcuni bombardamenti sono durati varie settimane, durante le quali i monaci stavano con i popolani nelle loro abitazioni per calmarli e aiutarli. Non aveva alcun senso restare nel Tempio quando veniva saccheggiato, mentre c’era un’intera popolazione che soffriva e aveva bisogno di noi. Tornata la calma, siamo rientrati nel monastero ed abbiamo ripreso la normalità.
(Il Maestro fa nuovamente una pausa. China la testa indietro e sembra sul punto di addormentarsi. La sua ultima risposta è stata davvero complicata da tradurre per il discepolo che lo accompagna, che a malapena riusciva a comprendere il filo di voce sempre più intermittente, più discontinuo, che debolmente borbottava dalla bocca del Maestro).
B.I: Come è attualmente la vita nel Tempio?
M.S: E’ tranquilla. Io adesso vivo praticamente ritirato da tutto. Ogni tanto assisto ad alcuni compiti. E partecipo solo agli eventi importanti, come il 1500 anniversario o quando riceviamo monaci provenienti da altri templi.
B.I: A proposito, qual è il rapporto con gli altri templi dentro e fuori dalla Cina?
M.S Come monaci buddisti manteniamo il contatto con Monasteri all’interno e all’esterno della Cina, dove ci rechiamo per verificare che seguano la stessa linea religiosa. Ugualmente, sono molti i monaci di altri ordini religiosi che vengono qui. Ma non si fanno vedere in pubblico. Solo in avvenimenti come il nostro anniversario, dove sono potuti vedere il Lama del Tibet, gli Zen del Giappone, dello Shinto e altri ancora.
B.I: La ringraziamo di cuore per la sua collaborazione con Budo International.
(il discepolo aiuta l’abate Su Xin ad alzarsi e lo accompagna in camera sua per poter finalmente riposare).
Shi De Yang

Senza dubbio Shi De Yang è un antico guerriero in pieno 21° secolo, il Maestro De Yang ha dedicato tutta la sua vita e le sue energie al Tempio. La sua unica aspirazione è sempre stata quella di essere monaco; se non fosse stato a Shaolin, sarebbe stato in qualsiasi altro tempio. Per lui, la vita nel Tempio non è dura; si incarica di portare la democrazia in un luogo difficile, dove la rappresentazione internazionale del Tempio risiede in gran parte nelle sue mani. Capo istruttore dei guerrieri e dei maestri buddisti, è lui l’autentica mente del Tempio.
Budo International: Maestro De Yang, chi è lei nel Tempio e che incarico svolge?
Shi De Yang: Rappresento la 30° generazione del monastero ed il mio compito è quello di portare la democrazia all’interno dei differenti settori del Tempio.
B:I: Perché si ritirò ad una vita da monaco e perché iniziò proprio a Shaolin?
S.D.Y: Da sempre mi aveva attirato la religione e desideravo seguire il suo cammino. Riguardo a Shaolin, era il tempio più vicino alla regione dove vivevo.
B:I: Per il suo futuro pianifica la sua vita in funzione del Tempio?
S.D.Y: Si, non ho altri desideri.
B:I: Per lei è dura la vita del Tempio? Se non fosse monaco a cosa si dedicherebbe?
S.D.Y: La vita qui non è affatto dura, se è questo ciò che ho scelto; se non fossi monaco non so a che cosa mi dedicherei, ho sempre realizzato la mia vita qui ed è ò’unica cosa che ho conosciuto.
B:I: Come vede la vita fuori dal Tempio?
S.D.Y: Non posso rispondere a questa domanda visto che non ho mai vissuto fuori dal Tempio, le volte che sono uscito era sempre tutto uguale. Si trattava spesso di riunioni in cui parlavo della mia vita e dei miei compiti, perciò non ho avuto l’opportunità di vedere chiaramente come vive la gentte fuori.
B.I: Lei ha viaggiato in molti Paesi, che impressione ne ha ricavato?
S.D.Y: Non parlo altra lingua se non la mia, perciò la comunicazione con gli altri è praticamente nulla e la mia impressione su di essi è quella che si può generare al momento.
B.I: L’aspetto più conosciuto del Tempio è quello del Kung Fu, che ne pensa di questo fatto?
S.D.Y: E’ una sorta di “pubblicità” per far avvicinare la gente al Tempio. A prescindere da questo Shaolin si è meritato il nome che ha, è grande per la sua reputazione, è famoso per la sua gente e per tutto quello che significa. Se si conosce solo il suo Kung Fu, questo è un inizio per poter giungere a ciò che sta dietro.
B.I: Che ne pensa dell’interesse che attualmente si è creato attorno a Shaolin?
S.D.Y: Che è un bene per tutti, sono contento e spero che questo si rifletta in un nuovo sviluppo di Shaolin: tutti sono sempre i benvenuti.
B.I: Devo anche farle una domanda d’obbligo. Lei sa che il boom di Shaolin fa sì che diversi maestri cambino il loro stile, inventandosi Shaolin senza le conoscenze necessarie. Cosa ci può dire a riguardo?
S.D.Y: Non capisco come un individuo possa perdere il suo onore e la sua dignità che sono le cose più importanti per un uomo. E’ un cammino molto facile e pericolo per loro. Tutto ciò mi affligge e mi fa arrabbiare, sono veramente molto arrabbiato, mi piacerebbe che cambiassero il loro comportamento. Non è mai troppo tardi per pentirsi e ritornare sui propri passi.
B.I: Il suo allenamento è focalizzato esclusivamente alla sua condizione fisica?
S.D.Y: Non esclusivamente, la maggior parte del tempo sì, ma non trascuro mai il resto, ovviamente.
B.I: Lei crede sia fondamentale la miscela di Kung Fu e buddismo per possedere l’Arte del Kung Fu?
S.D.Y: No, non è necessario praticare il buddismo, né essere di un determinato sesso o quant’altro. Nella maggior parte dei casi le persone che fanno Shaolin lo hanno sempre praticato, però non è una condizione che si impone agli allievi neanche in Cina. Altra cosa sarebbe parlare di alcuni aspetti dell’arte che richiedono certi elementi, ma in definitiva non è un’imposizione. Per quanto riguarda il sesso, nemmeno questo è un aspetto vincolante, ciò che è certo è che poche donne si sono avventurate nello Shaolin per la sua durezza.
B.I: Dedica molte ore alla pratica del Chan?
S.D.Y: Del Chan come si conosce in occidente, cioè meditazione pura, no. Mi dedico a studiare e ad ascoltare la mia guida spirituale e a parlare con lui. A Shaolin dedichiamo più tempo all’azione e allo studio.
B.I: Quando fa dei seminari nei Paesi stranieri, lo fa per incontrare ed allenare nuovi allievi?
S.D.Y: No, non alleno mai allievi che non appartengono al Tempio. Nei miei seminari mi dedico solamente alla diffusione del buddhismo.
B.I: Che cosa esige da un allievo?
S.D.Y: Onore.
B.I: E’ lei che cerca i suoi allievi?
S.D.Y: No. Li porta il destino.
Shi Xing Hong

Appartiene a quella prima generazione eccezionale successiva all’apertura all’esterno del tempio di Shaolin. Partecipò a quelle prime esibizioni fuori dalla Cina che stupirono il mondo e fomentarono il rinnovo nei nostri giorni del mito del tempio più famoso delle Arti Marziali. A quei tempi, Shi Xing Hong veniva chiamato affettuosamente dai suoi compagni “la macchina”, perché la sua esecuzione delle forme era di una precisione, velocità e potenza eccezionali. In questa intervista parla per la prima volta apertamente della sua esperienza di bambino a Shaolin,delle Arti e delle filosofie del tempio, la sua vita come monaco ed un’infinità di aspetti che vi permetteranno di sapere di più sulla verità del tempio.
Budo International: In primo luogo vorrei ringraziarla ancora una volta per la sua presenza nella nostra redazione.
Shi Xing Hong: Di niente,è un onore.
B.I: Cominciamo dal principio. A che età entrasti nel tempio? E perché decidesti di farlo?
S.X.H:Entrai nel Tempio quando avevo 11 anni. La città dove nacqui era molto lontana dal tempio, nel sud della Cina, ci si mette due giorni di treno per arrivarci. Quando avevo 9 anni, i miei genitori si resero conto che non ero proprio un buon studente, perciò pensarono a come potevano migliorare le mie aspettative per il futuro, e presero la decisione che considerarono migliore, che fu quella di mandarmi al Tempio Shaolin, perché il fatto di studiare lì avrebbe forse potuto cambiare la mia vita, offrendomi un buon futuro. Dunque mi portarono al Tempio di Shaolin, ma a quell’epoca non accettavano gente così giovane, e perciò non mi permisero di entrare. Mi dissero che dovevo studiare fuori per due anni, ed i miei genitori decisero di mandarmi ad una scuola speciale, affinché mi allenassi durante quei due anni, per poi poter essere accettato nel Tempio. Così fecero ed io rimasi in una delle scuole che a quei tempi circondavano il Tempio. Un giorno un monaco Shaolin che girava per le scuole di kung fu selezionando bambini per il tempio (ogni 100 studenti ne sceglievano 15), mi notò e così ad 11 anni vi entrai. Da allora il mio allenamento fu molto più intenso. Mi allenavo per 6 ore al giorno, persino di notte! Praticavo tutto il tempo kung fu.
B.I: Quando fu la prima volta che ti recasti fuori dalla Cina?
S.X.H: Nel 1989 quando il Tempio di Shaolin decise di mostrarsi al mondo, io fui uno dei monaci scelti per fare esibizioni di kung fu e per insegnare in altri paesi che cosa fosse il kung fu Shaolin. La prima volta che mi recai lontano dalla Cina fu nel 1991, andai in Italia, a Milano, assieme ad altri cinque monaci: quella fu la prima volta in cui s’insegnò alla gente straniera ciò che era lo Shaolin kung fu.
B.I: E’ curioso che i tuoi genitori vivendo così lontano decisero di portarti a Shaolin. Come giunsero a questa conclusione?
S.X.H: Bhè, come ho già detto prima, io non ero un buon studente, prendevo sempre brutti voti e commettevo un sacco di errori a scuola, ma al contrario il kung fu mi piaceva molto. Molta gente nella mia città praticava kung fu ed in Cina chinque pratichi quest’Arte sogna di entrare nel tempio. I miei genitori furono molto sensibili, senza dubbio era il mio destino, perciò posso dire di essere stato molto fortunato.
B.I: Tuo padre praticava kung fu?
S.X.H: Lui non praticava kung fu, tuttavia studiò nell’Opera Cinese. L’allenamento che si fa nell’Opera Cinese è molto simile al kung fu, per questo motivo a mio padre piacque quest’arte marziale.
B.I: Ci hai detto che appartenesti al primo gruppo che lasciò il tempio di Shaolin per fare esibizioni nel mondo, cominciando così una nuova era per il tempio. Alcuni di quei monaci vivono ora fuori dal tempio. Qual è il motivo di questo esilio?
S.X:H: La nostra generazione di monaci discende da un’altra generazione. Durante la storia di Shaolin ci sono state molte generazioni, ed ognuna ha cambiato qualcosa rispetto alla precedente. Noi siamo stati fortunati perché eravamo in Cina quando il paese aprì le sue porte, per insegnare al mondo la nostra cultura; in quel momento anche il tempio Shaolin si aprì per insegnare al mondo lo Shaolin kung fu. La nostra generazione ebbe l’immensa fortuna di recarsi in molti paesi nel mondo, e ciò che vedemmo ci affascinò molto, specialmente il capire com’era la vita in altri paesi. Perciò i membri della prima squadra, dopo essere usciti ripetutamente da nostro paese per fare le esibizioni, decisero di rimanere fuori e di crearsi un futuro. Shaolin spesso agisce come un’università, molta gente vive lì, pratica lì, diventa forte lì e poi va via. Per esempio, tra la gente della mia squadra ci furono destini diversi: alcuni fecero dei film,altri fondarono delle scuole…altri andarono via a vivere in altri paesi. E benché ciascuno possa scegliere la strada da prendere per il futuro, può sempre ritornare nel caso in cui nelle sue esperienze nella “società” abbia avuto qualche problema; puoi sempre consultare il Maestro e lui tenterà di aiutarti. La nostra generazione ha deciso di andare via, uscire dal tempio; perfino i Maestri che precedono la nostra generazione ci incoraggiano ad uscire, per provare la vita esterna, conoscere la società, conoscere l’essere umano; se chiudi la porta e rimani, non saprai mai quello che succede fuori; diventerai bravo nel kung fu, ma ciò non basterà per la tua mente,né per il tuo cuore. Ci dicono:”Viaggia, conosci il mondo, ma se hai problemi, ritorna”.
B.I.: Quanti anni sei rimasto nel tempio?
S.H.X.: Circa 15 anni, dai 9 fino ai 26.
B.I.: Adesso quanti anni hai?
S.X.H.: 31.
B.I: Secondo te che cosa caratterizza Shaolin? In che cosa si basa la sua differenza rispetto ad altri monasteri?
S.X.H.: Anche se ora il tempio Shaolin è molto famoso, poche persone sanno veramente a che cosa sia dovuta tale fama. Tutti credono che sia il kung fu, ma è il Buddismo Chan (Zen) che lo caratterizza e dà forza allo Shaolin. E’ il Chan che ti fa mantenere la mente pulita, il cuore aperto, che ti aiuta a conoscere te stesso. Per trovare il tuo futuro, per sapere chi sei, per trovare la tua strada nella vita. Questo è il significato del tempio attraverso i secoli. Non solo il tempio Shaolin ha questo, il Chan si cerca anche il altri templi, ma quello di Shaolin è senza dubbio il punto di riferimento in questo terreno. Questo è quello che faccio ora fondando una federazione per far capire alla gente che le cose non devono essere usate solo per il nome che hanno; i nomi non sono importanti, la cosa importante è l’uso in sé stesso delle cose; quello che impari, quello che ottieni, questo è quello che conta. Puoi imparare ad essere più forte come persona nella vita. La cosa più forte di Shaolin è il Chan!
B.I: Quanto dici mi fa pensare ad una cosa. Siamo noi occidentali, sufficientemente aperti di mente per praticare il Chan così quanto il Wu? O pensi che probabilmente il 75% o l’80% della gente di qui cerchi il Wu, vale a dire il kung fu in termini di arte marziale, e solo un 20% o meno cerchi il Chan in senso spirituale? Quale credi che sia la percentuale giusta nella società occidentale?
S.X.H.: Io credo che la gente qui in occidente segua soprattutto i suo occhi. Vogliono vedere tutto. Solo se vedono qualcosa di veramente potente, allora credono che sia la scelta giusta. E benché tutti sappiamo che ciò che entra dagli occhi non è necessariamente ciò che dobbiamo seguire, l’occidentale lo segue. Per questo motivo si perdono, perché quando si rendono conto di quale sia la strada che devono seguire nel loro viaggio, è ormai tardi, sono malati. In occidente quando la gente vede qualcosa di affascinante, lo segue. Non seguono mai se stessi! Seguono la società, come d’altronde stanno facendo anche le nuove generazioni orientali. Quindi si domandano:” Che cosa sto facendo in questa mia vita?” Ma spesso è tardi, perciò nel loro tempo di vita non raggiungono la libertà.
B.I.: Beh, questo non è del tutto giusto! Non credo che sia un problema esclusivo degli occidentali, quello che hai detto è un qualcosa di perfettamente applicabile ai cinesi, agli africani o agli americani. Sembra essere un “viaggio” comune ad ogni essere umano.
S.X.H.: Certo, vale per tutti. Per esempio, ora si può vedere come l’economia cinese si stia aprendo e sviluppando molto rapidamente. Tutti seguono il denaro, l’economia, le cose materiali. Ovviamente gli esseri umani hanno bisogno di questo. Solo quando la gente l’ha ottenuto inizia a pensare a quello che ha perso.
B.I.: Allora dicci, dalla tua esperienza in occidente, qual è la percentuale di persone che s’interessa al Chan? E’ corretto dire che solo il 10% si interessa al Chan ed il resto all’arte marziale?
S.X.H.: Ebbene, potrei dire che ogni 10 persone 8 cercano il kung fu e solo 2 stanno cercando il loro Chan.
B.I.: Ma questo è solo un 20%! Allora sei più ottimista di me!
S.X.H.: Per l’occidentale la cosa più importante è raggiungere il potere esteriore. Ma bisogna muoversi passo dopo passo; una persona deve raggiungere questo potere, ma poi deve raggiungere mete più elevate, deve cercare di raggiungere il livello più alto possibile. Lasciami fare un esempio: posso dire che la gente che pratica Shaolin può arrivare a fermare il tempo quando pratica la meditazione. Perciò quando se ne devono andare, camminano felici verso la morte. La gente quando constata questo tipo di risultati si domanda:” Come mai loro riescono a fare una cosa del genere?” Sembrano non capire che anche loro potrebbero farlo! Ma non lo cercano, ed il punto è che se ti concentri solo sulla parte materiale non potrai mai raggiungere questi risultati.
B.I.: Che cambiamenti hai notato dopo che l’anziano capo dello Shaolin è deceduto? Ed ora avete un nuovo dirigente a Shaolin. Ovviamente, si tratta di una persona nuova con differenti caratteristiche. C’è gente che dice che esiste una pressione politica su Shaolin…Qual è la posizione della vostra nuova federazione rispetto a questo?
S.X.H.: Beh, come sai la nostra federazione non ha bisogno di autorizzazioni dal tempio di Shaolin. Non abbiamo bisogno di niente da loro. Perché noi facciamo tutto da soli. E questa federazione si è sviluppata dalle nostre mani. E lo Shaolin kung fu è solo una parte della nostra attività. La nostra federazione non è solo di Shaolin kung fu. Io sono il rappresentante di quest’Arte. Ma nella federazione ci sono molte altre cose, si tratta di arti marziali cinesi. Il tempo Shaolin ha le sue regole e la sua religione e loro sono in appoggio alla nostra federazione: credo che non ci possano dire no su niente.
B.I.: Shi De Yang è nella vostra federazione?
S.X.H.: Si, è Maestro di Chan, è una delle linee della federazione. Lui è un monaco ed insegna quello che bisogna fare per essere un monaco. Per esempio, se un allievo viene da me io gli dico che se in qualsiasi momento della sua vita volesse diventare monaco, può rivolgersi al Maestro Shi De Yang, perché lui gli insegnerà qual è la strada da seguire per diventare monaco.
B.I.: Grazie per il tuo tempo e per aver condiviso con noi la tua visione.