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Kung fu, Gong fu, Wu Shu o Kuo Shu?

 

Solo questione di nomi

 

Nel corso della storia cinese il termine per identificare le arti marziali è stato modificato innumerevoli volte. Oggigiorno le due parole più conosciute sono Gong fu (reso comunemente più noto dalla vecchia traslitterazione “Kung fu”) e Wu Shu.

 

Il più accurato e fedele alla traduzione dal cinese è Wu Shu, che significa letteralmente “arte marziale”. Tuttavia, in Occidente quest’ultimo identifica la disciplina sportiva e d’esibizione, istituita dal comitato dello sport in Cina negli anni cinquanta sulle basi della tradizione marziale. In mandarino il termine usato per scindere tale attività da quella storica è Hsin Wu Shu (nuova arte marziale).

 

In alcune città della Cina possiamo trovare anche Kuo Shu significa invece “arte nazionale” ed è anche questo un termine relativamente nuovo, che nasce dall’esigenza di rappresentare il patrimonio culturale del popolo cinese.

 

E’ infine col termine di Gong fu che si intuisce meglio il concetto che rappresenta l’iter del praticante nei confronti di una disciplina tradizionale. Studiandone i caratteri dal cinese, questo ideogramma complesso viene usato per esprimere molti concetti, fra cui il riferirsi ad un’abilità o alla padronanza acquisita nelle arti marziali. Ed è in questa generalizzazione che si nasconde la filosofia di quest’arte antica. Gong fu è anche il percorso, maturato col tempo, che l’individuo è costretto ad affrontare per giungere alla consapevolezza di quello che fa.

 

La nostra scuola insegna solo Arti Marziali Cinesi aderenti alla tradizione millenaria di questo popolo. Un sistema di studio e crescita nel pieno senso del Gong Fu, per evitare qualsiasi confusione su come le parole potrebbero essere interpretate. 

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